Basta col pò Resistete alla pigrizia, alla
sciatteria altrui, ai dizionari dei cellulari: un po’ è la forma tronca
di un poco, perciò si scrive con l’apostrofo e NON con l’accento (il
fiume Po è in secca, e non vuole né l’uno né l’altro).
BÈ? BUUUH! Be’ è la forma tronca di bene: quindi, si
scrive con l’apostrofo (come po’). Scrivere bè, bè, bè… è conformista.
Cos’è quel belato? Volete seguire il gregge?
Eco grafia Un’eco o un eco? Vanno bene tutti e due.
Il sostantivo è sia maschile sia femminile (il plurale invece è solo
maschile: gli echi). Nell’espressione Conosco un Eco che colleziona
lauree honoris causa l’apostrofo, ovviamente, non ci va. Il professore è
un maschietto.
PRIMA PERSONA PLURALE Se amiamo una ragazza, la
accompagniamo a casa (con la i). Il suffisso -iamo (non -amo) è la prima
persona plurale del presente indicativo.
Prìncipi e princìpi L’italiano non richiede
l’accento all’interno di una parola, ma se temete confusione, mettetelo
comunque: circùiti e circuìti, còmpiti e compìti, prèsidi e presìdi,
prìncipi e princìpi, sèguito e seguìto, sùbito e subìto.
Qual è Non vuole l’apostrofo. Si tratta infatti di
un troncamento, non di un’elisione. In altre parole: qual sta in piedi
da solo. Anche tal, fin, suol e vuol non si apostrofano, per lo stesso
motivo.
Punteggiatura
DUE PUNTI Sono la benedizione di chi scrive. Uno
pensa: non si può evitare che le frasi siano piene di che. Sbaglia:
grazie ai due punti, utili a introdurre la frase oggettiva, ne ho appena
eliminato uno.
PUNTINI DI SOSPENSIONE Sono il morbillo e la varicella del testo. Si fanno da bambini, poi basta
PUNTO ESCLAMATIVO La virgola è francese, il punto
americano, il punto interrogativo tedesco; ma il punto esclamativo è
certamente italiano. Emotivo, eccitabile e lievemente enfatico. Si può
usare: una volta all’anno, come il costume di carnevale.
PUNTO E VIRGOLA Il più breve manifesto ideologico
mai scritto: basta saperlo leggere. Contiene una dose di dubbio e
suspense, e obbliga a una deliziosa, impercettibile apnea mentale. Se,
scrivendo, considerate il punto troppo drastico, e la virgola troppo
frivola, il punto e virgola è quello che fa per voi.
Lo stile
SIATE CHIARI Pensosi editorialisti aprono il periodo
con una scarica di subordinate esplicite e implicite. In terza media
non la passerebbero liscia, ma i direttori dei giornali lasciano fare.
Si tratta di sadomasochismo intellettuale, non prendetelo ad esempio.
Ricordate, invece: chi scrive chiaro, sa scrivere; chi scrive difficile,
di solito, non ha niente da dire. Oppure ha qualcosa da nascondere.
SIATE CONCRETI Scrivere non vuol dire sussurrare,
alludere o mugugnare. Vuol dire comunicare. Non vi succeda MAI di
pensare o di dire “Non avete capito!”. Se chi legge non capisce, la
colpa è SEMPRE di chi scrive.
SIATE IRONICI (SE VI RIESCE) La cultura italiana diffida dell’ironia. Io vi invito a diffidare della cultura italiana.
SIATE ORIGINALI Se volete essere ricordati – almeno
fino alla prossima email – cercate di evitare metafore bolse, formule
retoriche, chiuse stereotipate. Distinti saluti è ridicolo: chi li
distingue, i vostri saluti, se sono tanto prevedibili?
SIATE PAZIENTI Imparate a memoria questa frase di
Truman Capote: “Scrivere ha le sue leggi della prospettiva, della luce e
dell’ombra, proprio come la pittura, o la musica. Se sei nato
conoscendole, bene. Se no, imparale. Poi sistema le regole perché
facciano al caso tuo.”
NON SIATE PASSIVI E’ meglio se voi scegliete un
film, invece d’aspettare che il film sia scelto da voi (o dalla vostra
ragazza, fissata con Scamarcio).
LA REGOLA DEL P.O.R.C.O.
Pensa (aspetta a scrivere; prima decidi cosa dire)
Organizza (metti giù un piano d’azione, diviso per punti)
Rigurgita (butta fuori, senza pensarci troppo)
Correggi (rileggi con calma)
Ometti (togli tutto ciò che non è necessario)
VOCABOLARI Prendete l’abitudine di aprirli, ogni tanto. Non mordono, risolvono un sacco di problemi ed emanano un buon profumo di carta. (Corriere della Sera, 12.11.13)
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